GUIDA 100% AUTONOMIA su TESLA MODEL 3 in ITALIA! Test in ANTEPRIMA

GUIDA 100% AUTONOMIA su TESLA MODEL 3 in ITALIA! Test in ANTEPRIMA

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L’attesa è stata lunga, ma finalmente qualcosa si muove anche nel Vecchio Continente. Abbiamo avuto l’opportunità esclusiva di salire a bordo di una Tesla Model 3 equipaggiata con il tanto discusso FSD (Full Self-Driving) in versione Beta. Non siamo negli ampi viali americani, ma sulle complesse e spesso caotiche strade italiane.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio come si è comportata l’intelligenza artificiale di Tesla in uno scenario reale, tra pioggia, segnaletica sbiadita e il traffico tipico della nostra viabilità, facendo anche il punto sulla situazione normativa in Europa.

Il contesto della prova: software e condizioni meteo

Il test si è svolto partendo dal Tesla Store di Vittuone, con una vettura equipaggiata con il sistema operativo versione 14.1.7. Un dettaglio non trascurabile è stato il meteo: una giornata di pioggia leggera.

Per chi conosce i sistemi di assistenza alla guida basati su visione ottica (Tesla Vision), la pioggia rappresenta un banco di prova severo. Le telecamere potrebbero sporcarsi o avere visibilità ridotta. Tuttavia, fin dai primi istanti, il sistema ha gestito i tergicristalli e la visibilità in autonomia, senza mostrare incertezze.

Come ragiona l’FSD: tra Google Maps e Neural Network

La navigazione del Full Self-Driving si basa su un approccio a doppio livello:

  1. Livello base: utilizza i dati cartografici di Google Maps per il percorso generale.
  2. Livello cognitivo: sfrutta una rete neurale che impara costantemente dall’esperienza della flotta globale.

Un dato impressionante da considerare è che, mediamente, l’insieme dei guidatori Tesla accumula circa 800.000 km di esperienza ogni 3 minuti e mezzo a livello globale. Questa mole di dati permette al sistema di “ricordare” specifici comportamenti. Durante la nostra prova, l’auto ha riconosciuto perfettamente l’uscita corretta dal parcheggio del Tesla Store, nonostante la configurazione dei cancelli fosse stata modificata di recente. La vettura, essendo già passata di lì in precedenza, aveva “imparato” la nuova traiettoria.

La prova su strada: rotatorie e traffico urbano

Il vero test per qualsiasi sistema di guida autonoma in Europa sono le rotatorie, un incubo per molti algoritmi sviluppati negli USA.

Fluidità e decision making

Rispetto alla versione 13 che avevamo testato a New York, questa iterazione del software si è dimostrata non solo più fluida, ma decisamente più proattiva.

  • Gestione degli incroci: L’auto si è incanalata correttamente nelle corsie di preselezione, ha messo la freccia e ha gestito le precedenze con una naturalezza disarmante.
  • Niente “scattosità”: La cosa che colpisce di più è l’assenza di indecisioni. L’auto non procede a scatti (il cosiddetto effetto “phantom braking” o esitazione), ma agisce come farebbe un guidatore umano esperto, inserendosi nel traffico con decisione ma in sicurezza.

La gestione delle infrastrutture carenti

Un punto critico della viabilità italiana è la segnaletica orizzontale, spesso cancellata dall’usura o dal tempo. In diversi tratti del test, le linee di mezzeria erano inesistenti. Nonostante ciò, l’FSD ha mantenuto il centro della corsia virtuale perfettamente, senza invadere la corsia opposta e tenendo la giusta distanza dal ciglio della strada, fondamentale per evitare pedoni o ciclisti improvvisi.

Situazioni critiche e imprevisti: la sicurezza attiva

Durante il tragitto abbiamo incontrato diversi scenari “edge case” (casi limite) che mettono in crisi i sistemi tradizionali:

  1. Ciclisti e pedoni: In una rotatoria, un ciclista si è immesso improvvisamente. Il sistema lo ha riconosciuto, ha rallentato dolcemente e gli ha dato precedenza.
  2. Lavori in corso: In presenza di un cantiere con restringimento della carreggiata e un’auto proveniente dal senso opposto, la Tesla ha ceduto il passo correttamente.
  3. L’imprevisto umano: Un operaio ha accennato l’attraversamento per recuperare un cavo, per poi fermarsi. L’auto ha “letto” l’intenzione, rallentando preventivamente in modo significativo, pronta a fermarsi, per poi riprendere la marcia una volta cessato il pericolo.

Questa capacità di previsione del comportamento umano è forse il salto di qualità più evidente rispetto al passato.

Parcheggio autonomo e manovre complesse

L’FSD non si limita a guidare da punto A a punto B, ma gestisce anche l’arrivo. Arrivati a destinazione, la vettura ha:

  • Scansionato l’area alla ricerca di un posto.
  • Selezionato autonomamente uno stallo (in questo caso perpendicolare e stretto tra due auto).
  • Eseguito la manovra di parcheggio in modo impeccabile, forse meglio di quanto avrebbe fatto un umano medio per precisione e centratura.

Il nodo normativo: quando arriverà in Europa?

Attualmente, quella che abbiamo provato è una versione Beta supervisionata. Questo significa che il guidatore deve tenere le mani pronte a intervenire e il sistema monitora l’attenzione tramite la telecamera interna.

Tuttavia, c’è ottimismo per il futuro prossimo:

  • Si attende per febbraio-marzo del prossimo anno l’avvio di una sperimentazione approvata dal governo nei Paesi Bassi.
  • Se questo progetto pilota avrà successo, potrebbe fare da apripista per l’adeguamento normativo in altri paesi europei, permettendo deroghe alle attuali leggi restrittive (la famosa normativa UN/ECE R79 che limita molto le capacità degli ADAS in Europa).

Compatibilità Hardware

Una domanda frequente riguarda quali vetture potranno supportare questa tecnologia. Tendenzialmente, tutte le Tesla dotate di Hardware 3 e Hardware 4 saranno compatibili. Negli Stati Uniti, l’azienda ha offerto kit di retrofit per i modelli più datati ma compatibili, e si spera che una politica simile venga adottata anche in Italia al momento del lancio ufficiale.

Conclusioni

Questa prova su strada ha dimostrato che la tecnologia di Tesla è matura, forse anche più delle infrastrutture che la ospitano. La capacità di adattarsi a strade strette, senza linee, con ostacoli imprevisti e rotatorie complesse è sbalorditiva.

Non siamo più nel campo della fantascienza, ma in quello della burocrazia. La tecnologia c’è, è sicura e impara a una velocità esponenziale. Ora la palla passa ai legislatori: restare indietro su questa sperimentazione significherebbe perdere un treno fondamentale per l’innovazione della mobilità nel nostro continente.

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