Il V8 non si tocca: BMW M affronta l’Euro 7 senza tradire le prestazioni

Il V8 non si tocca: BMW M affronta l’Euro 7 senza tradire le prestazioni

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Le normative sulle emissioni per le auto stanno cambiando, ma non nel modo in cui ci si potrebbe aspettare. Secondo quanto riportato da Autocar.co.uk, i limiti imposti dalla futura normativa Euro 7 non saranno più severi rispetto a quelli dell’attuale Euro 6e in termini di quantità assolute di emissioni, ma a cambiare saranno i criteri di test: le vetture dovranno affrontare condizioni più estreme e realistiche, che simulano meglio l’uso quotidiano. Inoltre, i veicoli dovranno rimanere entro i limiti per un periodo doppio rispetto ad oggi: 10 anni o 200.000 km (124.000 miglia).

Per la prima volta, saranno monitorate anche le emissioni di particolato prodotte da freni e pneumatici.

Questi cambiamenti stanno spingendo i costruttori a ripensare radicalmente il modo in cui progettano motori e sistemi di raffreddamento, in particolare quelli destinati alle versioni ad alte prestazioni. È il caso di BMW M, divisione sportiva della casa bavarese, che al Goodwood Festival of Speed ha condiviso alcune riflessioni sulla questione con Autocar. Il CEO di BMW M, Frank van Meel, ha spiegato che l’obiettivo non è semplicemente rendere i motori compatibili con le nuove regole, ma farlo senza compromettere le prestazioni, vero pilastro della filosofia M.

Raffreddare senza carburante? La sfida tecnica di EU7

Van Meel ha spiegato che la principale difficoltà con le normative EU7 riguarda la gestione termica dei motori. «Il punto è guidare con lambda uno», ha detto, riferendosi al rapporto stechiometrico perfetto tra aria e carburante nella combustione, condizione in cui il motore funziona in modo più pulito. Tuttavia, in passato, durante le fasi ad alte prestazioni, si faceva ampio uso del carburante stesso per raffreddare il motore: con le regole Euro 7 questo approccio non è più possibile. Serve dunque una nuova strategia.

«Bisogna migliorare il processo di combustione per evitare l’accumulo di calore e ripensare il sistema di raffreddamento», ha aggiunto. «Naturalmente, una via d’uscita sarebbe ridurre le prestazioni, ma non è ciò che vogliamo fare, è da lì che siamo partiti». L’obiettivo è quindi mantenere prestazioni elevate pur rispettando i nuovi limiti: «Vogliamo guidare con lambda uno, ma senza perdere performance».

Nessun downsizing per la divisione M

Alla domanda se la divisione M stia valutando motori più piccoli, magari tre o quattro cilindri con un’ibridazione più spinta, per contenere le emissioni, la risposta di Van Meel è stata secca: «No». E ha motivato questa posizione con argomenti tecnici e filosofici. I motori a tre o quattro cilindri, ha spiegato, non permettono di ottenere le caratteristiche dinamiche che BMW M cerca nelle sue vetture: la risposta della coppia, l’estensione del regime di rotazione, l’equilibrio tra peso e prestazioni.

«Non potrei mai immaginare un M5 con un quattro cilindri»,

ha dichiarato, sottolineando che il sei cilindri in linea resta il cuore dell’identità M, mentre il V8 continua a rappresentare il legame profondo con le competizioni. Su come BMW M sia riuscita ad adattare i propri motori agli standard Euro7 senza sacrificare il carattere sportivo, Van Meel ha mantenuto il riserbo, limitandosi a dire che sono state introdotte soluzioni “molto interessanti” che saranno svelate nei prossimi mesi.

Tradizione e futuro: un equilibrio delicato

Il caso di BMW M mostra quanto il passaggio all’EU7 non sia solo una questione di inquinamento, ma anche di identità per i marchi sportivi. I nuovi standard chiedono longevità nelle prestazioni ambientali, con un occhio alle emissioni meno visibili (come quelle di freni e pneumatici), ma lasciano aperto lo spazio per le performance, purché ottenute in modo più efficiente. In questa zona grigia si giocherà la partita dei prossimi anni: trovare l’equilibrio tra emozione e sostenibilità, senza sacrificare l’anima che rende un’auto, ancora, qualcosa di più di un semplice mezzo di trasporto.

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