Dopo la presentazione online e le prime indiscrezioni, abbiamo finalmente messo le mani sulla nuova Tesla Model Y Standard. Si tratta di un modello che ha suscitato non pochi dubbi tra gli appassionati e gli addetti ai lavori: questa versione d’ingresso rappresenta un prodotto azzeccato per democratizzare l’elettrico o è una delusione frutto di troppi tagli ai costi?
Siamo di fronte alla Model Y più economica mai arrivata sul mercato, proposta a 39.900 euro. Un prezzo d’attacco aggressivo che la pone in diretta concorrenza con il listino di fine serie della generazione precedente (la cosiddetta “Legacy”), ma con una filosofia diversa. Se rispetto alle nuove varianti Premium (Long Range RWD e AWD) questa Standard appare decisamente “impoverita”, mantiene intatto il DNA tecnologico del marchio. Scopriamo insieme se la sostanza prevale sulle rinunce.
Estetica e design: la semplificazione come mantra
Il primo impatto visivo conferma la volontà di differenziare nettamente questa versione dalle sorelle maggiori. Tesla ha operato una vera e propria semplificazione stilistica.
- Frontale: Sparisce l’iconica lightbar “coast to coast” che caratterizza le nuove versioni Premium. Rimangono i due fari separati, sempre Full LED ma privi della tecnologia Matrix. Anche il paraurti anteriore è stato ridisegnato con linee più semplici, prive dei dettagli estetici delle versioni superiori.
- Profilo e Dimensioni: La vettura mantiene le dimensioni generose di sempre: circa 4,80 metri di lunghezza e un passo di 2,89 metri, garantendo la medesima abitabilità. Spiccano i nuovi cerchi da 18 pollici, pensati per l’efficienza.
- Posteriore: Anche qui si nota l’assenza della barra luminosa continua o di elementi riflettenti complessi visti sulle nuove generazioni; i gruppi ottici sono confinati alle estremità laterali.
Nonostante il “downgrade” estetico, rimane presente la telecamera anteriore nel paraurti, introdotta con gli ultimi aggiornamenti hardware, segno che sulla sicurezza attiva non si è risparmiato.
Interni: razionalizzazione e materiali misti
Salendo a bordo, le differenze con la versione Legacy e con le attuali Premium si fanno sentire. L’obiettivo qui è chiaro: ridurre i costi di produzione senza sacrificare lo spazio.
Cosa cambia nell’abitacolo
La prima novità riguarda il tetto: pur rimanendo strutturalmente in vetro, è stato coperto internamente. Una scelta dettata forse da ragioni di efficienza termica o semplicemente per differenziare l’allestimento, dato che mancano i sedili ventilati.
I sedili stessi rappresentano un cambiamento importante: sono ora in un misto pelle e tessuto. Personalmente, ho trovato questa soluzione gradevole; il tessuto trattiene meno calore rispetto alla pelle totale, aumentando il comfort climatico. Tuttavia, i sedili posteriori perdono il riscaldamento (presente solo sugli anteriori), così come scompare il display posteriore per l’intrattenimento dei passeggeri.
Finiture e dotazioni
- Pannelli porta: Rimossa la floccatura nelle tasche, lasciando spazio a materiali più rigidi, sebbene la parte superiore rimanga soft touch.
- Tunnel centrale: Un ritorno al passato che ricorda le prime Model S, con molto spazio aperto, due slot per la ricarica wireless e portabicchieri, ma senza le coperture scorrevoli a cui ci eravamo abituati.
- Luminosità: L’ambiente risulta meno luminoso rispetto agli standard Tesla, complice la copertura del tetto e l’assenza delle luci ambientali “Lounge”.
Un dettaglio che farà discutere è la regolazione dei sedili: i comandi fisici sono spariti. Tutto si gestisce dal display centrale. Può sembrare scomodo, ma l’ecosistema Tesla mitiga il problema: collegando il proprio profilo guidatore, l’auto regola automaticamente sedile, specchietti e volante (anch’esso non più elettro-attuato ma riscaldabile) richiamando le impostazioni salvate nel cloud.
Tecnologia e software: il vero punto di forza
Se sui materiali si è tagliato, sul software Tesla non scende a compromessi. La Model Y Standard monta l’hardware predisposto per il Full Self-Driving, identico alle versioni più costose.
Il display centrale, pur essendo forse un filo meno definito rispetto alla generazione top, rimane il centro di comando perfetto: fluido, reattivo e completo. La suite di giochi, l’intrattenimento e, soprattutto, la gestione della vettura rimangono al vertice della categoria. È presente anche l’Auto Shift, che seleziona la marcia (D o R) automaticamente comprendendo il contesto, una funzione futuristica che semplifica la guida quotidiana.
Prova su strada: dinamica e comfort
Come si guida questa Model Y “economica”? La risposta è rassicurante: è una Tesla a tutti gli effetti.
Sebbene si perda circa un secondo nello scatto 0-100 km/h rispetto al passato (probabilmente per un depotenziamento software o hardware del motore posteriore), la spinta è sempre lineare e più che sufficiente per sorpassi e immissioni autostradali. A 130 km/h l’auto accelera senza incertezze.
Il passo indietro sull’insonorizzazione
Dove si nota la differenza di prezzo è nell’acustica. I vetri non sono più doppi, ma singoli. Questo comporta un minore isolamento acustico, specialmente in autostrada, rispetto alla notevole silenziosità raggiunta dalle nuove versioni Premium.
Le sospensioni sono di tipo passivo (non a frequenza controllata). Tuttavia, la taratura è stata rivista in ottica comfort: l’auto assorbe bene le asperità, risultando meno rigida e “secca” della vecchia generazione, rendendola un’ottima compagna di viaggio nonostante le rinunce tecniche.
Efficienza e ricarica: numeri da record
Qui la Model Y Standard gioca le sue carte migliori. Durante la prova, con temperature esterne di circa 10 gradi e riscaldamento acceso, abbiamo registrato consumi irrisori: 11-12 kWh/100 km. La presenza della pompa di calore e l’efficienza del powertrain confermano Tesla come leader indiscusso in questo campo.
L’ipotesi batteria LFP
Tesla non dichiara mai ufficialmente la capacità, ma i dati raccolti al Supercharger suggeriscono la presenza di una batteria LFP (Litio-Ferro-Fosfato) da circa 60 kWh. Perché è una buona notizia?
- Curva di ricarica: Abbiamo visto potenze di ricarica oltre i 110 kW anche con batteria al 90%. Le LFP mantengono la potenza di picco molto più a lungo rispetto alle batterie NMC.
- Affidabilità: Questa chimica soffre meno le ricariche al 100%, ideale per l’uso quotidiano.
- Velocità: Picco massimo di 175 kW, sufficiente per passare dal 10% all’80% in tempi brevissimi.
Con un’autonomia dichiarata di 530 km WLTP (circa il 10% in più della precedente entry level), la gestione dei viaggi lunghi è una formalità, grazie anche al pianificatore di viaggio integrato che calcola soste e percentuali di arrivo con precisione millimetrica.
Verdetto: vale 39.900 Euro?
La nuova Tesla Model Y Standard è un’auto di sostanza. Ha perso i fronzoli, le luci d’ambiente, i doppi vetri e qualche finitura di pregio, ma ha mantenuto ciò che conta: software ineguagliabile, spazio record (oltre 800 litri di bagagliaio più il frunk) ed efficienza energetica leader.
Il prezzo di 39.900 euro la rende la Model Y più accessibile di sempre. Tuttavia, il gap di 10.000 euro con la versione Long Range RWD (che offre batteria più grande, interni premium e maggiore insonorizzazione) è importante ma giustificato.
A chi è rivolta? A chi cerca un’auto elettrica spaziosa, intelligente e con accesso alla rete Supercharger, senza voler spendere cifre folli per optional estetici. Forse a 35.000 euro sarebbe stata il “best buy” definitivo, ma anche a questa cifra resta un’offerta difficile da battere per la concorrenza, che a parità di prezzo offre spesso tecnologie e software decisamente inferiori.