Bollo auto 2026: scatta la rivoluzione fiscale con nuove esenzioni per reddito e veicoli green

Bollo auto 2026: scatta la rivoluzione fiscale con nuove esenzioni per reddito e veicoli green

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Il primo gennaio 2026 segnerà una data spartiacque per la fiscalità automobilistica in Italia. Dimenticate le vecchie scadenze uguali per tutti: la nuova disciplina, inserita nella Legge di Bilancio, ridisegna la mappa dei tributi legati al possesso dell’auto con l’obiettivo di alleggerire la pressione sulle fasce più deboli e accelerare la transizione ecologica.

Se fino ad oggi il pagamento della tassa di circolazione era un appuntamento quasi ineludibile per la maggior parte degli italiani, il nuovo anno porterà con sé un taglio selettivo del prelievo che potrebbe interessare milioni di cittadini. Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica: mentre alcuni festeggiano l’esonero, altri dovranno fare i conti con la riconferma di vecchie imposte e procedure burocratiche più stringenti.

Vediamo nel dettaglio cosa cambia, chi potrà smettere di pagare e quali passaggi affrontare per non perdere le agevolazioni.

I due pilastri della riforma: equità e ambiente

Il legislatore ha scelto di intervenire su due fronti distinti ma complementari. L’intento è trasformare il bollo da semplice tassa di possesso a strumento di politica economica e ambientale. Le nuove esenzioni totali, che superano il vecchio sistema di riduzioni graduali, si basano su due criteri fondamentali:

  1. La capacità economica del contribuente.
  2. La tipologia di alimentazione del veicolo.

Questa strategia mira a intercettare sia le necessità delle famiglie a basso reddito, sia a premiare chi ha investito, anche recentemente, in tecnologie meno inquinanti.

Chi non pagherà più: l’esenzione per reddito

La novità più rilevante sul fronte sociale riguarda l’introduzione di una soglia di esenzione legata all’ISEE o al reddito dichiarato. A partire dal 2026, i contribuenti con entrate annue inferiori agli 8.000 euro potranno richiedere l’azzeramento completo del tributo.

Si tratta di una misura che avvicina la gestione del bollo auto a quella di altre prestazioni assistenziali dedicate agli “incapienti”. È fondamentale sottolineare, però, che questo beneficio non scatterà in automatico.

Come presentare la domanda

Per accedere all’agevolazione reddituale, il cittadino dovrà attivarsi in prima persona. Le Regioni e l’Agenzia delle Entrate richiederanno prove documentali specifiche:

  • Dichiarazione dei redditi aggiornata.
  • Certificazioni equivalenti che attestino la soglia sotto gli 8.000 euro.

L’invio della richiesta dovrà avvenire prevalentemente in via telematica tramite SPID, CIE o CNS, utilizzando i portali regionali o dell’Agenzia delle Entrate. Saranno comunque disponibili moduli cartacei presso gli sportelli fisici. Attenzione alle scadenze: le amministrazioni potrebbero istituire “finestre” temporali specifiche per l’invio e una domanda tardiva rischierebbe di far slittare il beneficio all’anno successivo.

Il bonus per la mobilità sostenibile

Il secondo canale di esenzione guarda al parco auto circolante. Per incentivare il rinnovo del parco mezzi nazionale, ancora troppo legato ai motori termici tradizionali, lo Stato ha deciso di premiare chi guida pulito.

L’esenzione totale dal bollo per cinque anni spetterà ai proprietari di:

  • Auto elettriche.
  • Auto ibride (incluse verosimilmente le tecnologie MHEV, HEV e PHEV).

Il requisito fondamentale è temporale: i veicoli devono essere stati immatricolati a partire dal 2022. A differenza dell’esenzione per reddito, in questo caso l’agevolazione dovrebbe essere automatica, basandosi sui dati presenti nel Pubblico Registro Automobilistico (PRA) e negli archivi della Motorizzazione. Tuttavia, è sempre consigliabile verificare la corretta trascrizione dei dati del veicolo per evitare contestazioni future.

Altre categorie esentate

La riforma conferma e in alcuni casi amplia le esenzioni già note. Continueranno a non pagare il bollo:

  • I veicoli intestati a persone con disabilità (legge 104).
  • Le auto storiche iscritte negli appositi registri.
  • I mezzi appartenenti ad associazioni no-profit ed enti assistenziali.
  • I veicoli utilizzati per il trasporto di persone anziane o disabili (inclusi gli over 65 con specifici requisiti).

Il nodo del Superbollo: la tassa che non se ne va

Non tutte le notizie sono positive per gli appassionati di motori. Nonostante le promesse e le aspettative di abolizione, il Superbollo resterà in vigore anche nel 2026.

L’addizionale erariale, che colpisce le auto con potenza superiore a 185 kW, non è stata cancellata. Il motivo è prettamente economico: l’eliminazione della tassa avrebbe creato un buco di circa 200 milioni di euro nelle casse dello Stato, una cifra che l’esecutivo non ha ritenuto di poter coprire in un’ottica di rigore fiscale.

Il calcolo rimane invariato: 20 euro per ogni kW eccedente la soglia dei 185 kW. Restano attive le riduzioni vetustà:

  • Sconto del 60% dopo 5 anni dalla costruzione.
  • Sconto del 30% dopo 10 anni.
  • Sconto del 15% dopo 15 anni.
  • Abolizione totale solo dopo i 20 anni.

Attenzione ai controlli e alle pendenze passate

Un aspetto cruciale della nuova normativa riguarda la disciplina dei pagamenti pregressi. Alcune amministrazioni regionali stanno valutando di introdurre un meccanismo di “conformità”: per ottenere l’esenzione (soprattutto quella legata alle auto green), il contribuente potrebbe dover dimostrare di essere in regola con i pagamenti degli anni precedenti.

Inoltre, grazie all’incrocio dei dati con l’Anagrafe Tributaria, le Regioni avranno strumenti più potenti per verificare la veridicità delle dichiarazioni reddituali. Conservare una copia di tutta la documentazione presentata diventa quindi una regola di prudenza essenziale per tutelarsi da eventuali accertamenti.

La geografia del bollo: dove costa di più

In attesa che la riforma armonizzi le differenze territoriali, il costo del bollo continua a variare sensibilmente lungo la penisola. Le tariffe sono decise a livello locale e creano divari notevoli:

  • Le più care: Regioni come Campania e Abruzzo applicano le aliquote più alte, arrivando a superare i 3 euro a kW per le auto di media potenza.
  • Le più economiche: Le Province Autonome di Trento e Bolzano mantengono le tariffe più basse d’Italia (circa 1,96 euro/kW per le stesse categorie).

Chi non rientra nelle nuove esenzioni dovrà quindi continuare a fare i conti con queste disparità, mentre chi ha i requisiti per l’esonero potrà finalmente tirare un sospiro di sollievo a partire dal prossimo gennaio.

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