Una svolta tanto attesa quanto clamorosa scuote le fondamenta del Green Deal europeo. La Commissione Europea, sotto la crescente pressione politica ed industriale, ha deciso di anticipare alla fine del 2025 la revisione del controverso regolamento che prevede lo stop alla vendita di auto nuove a benzina e diesel dal 2035. Una decisione che non è solo un cambio di calendario, ma una vera e propria ricalibrazione della strategia di transizione ecologica del continente, che abbandona la via unica dell’elettrico per abbracciare un approccio più flessibile e tecnologicamente neutro.
La Pressione Tedesca e la Vittoria Italiana
A imprimere l’accelerazione decisiva è stata la voce ferma del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha difeso con forza gli interessi dell’industria automobilistica tedesca, da sempre punta di diamante dell’economia nazionale. La Germania ha spinto con insistenza per il riconoscimento degli e-fuel, i carburanti sintetici a zero emissioni, come alternativa valida per salvare il motore a combustione.
Ma la vera novità, che segna un’importante vittoria per il nostro Paese, è l’apertura ufficiale anche ai biocarburanti, da tempo cavallo di battaglia del governo italiano. La lettera inviata dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ai leader UE in vista del prossimo vertice parla chiaro: la revisione valuterà il ruolo dei “carburanti a zero e basse emissioni, includendo e-fuel e biocarburanti avanzati”. Si materializza così il principio della “neutralità tecnologica”, che consente a diverse tecnologie di contribuire all’obiettivo della decarbonizzazione.
Il Green Deal di von der Leyen Cambia Volto
Questo passo indietro segna un momento emblematico per l’intero Green Deal, la bandiera del primo mandato di Ursula von der Leyen. La Presidente, messa alle strette dalle critiche interne al suo stesso partito, il PPE, preoccupato per l’impatto delle misure sulla competitività industriale, e scossa dalle continue invettive di figure come Donald Trump, ha dovuto prendere atto della realtà.
La via dell’auto elettrica resta un pilastro fondamentale della strategia – e si studiano nuovi incentivi, ad esempio per le flotte aziendali, e progetti per una “piccola e-car” europea – ma Bruxelles ammette ora che non può essere l’unica soluzione. Questa nuova flessibilità era già emersa a maggio, con l’ammorbidimento delle sanzioni per i costruttori in ritardo sugli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati per il 2030. La revisione anticipata dello stop al 2035, inizialmente prevista per il 2026, è la consacrazione di questo nuovo corso più pragmatico.
Esultano le Forze di Governo in Italia
La notizia è stata accolta con grande favore dai partiti della maggioranza italiana, che la interpretano come il risultato di una lunga battaglia politica. Fratelli d’Italia, per voce del capodelegazione Carlo Fidanza, ha rivendicato la lotta condotta a Bruxelles “per aprire la strada ai biocarburanti come alternativa sostenibile al diktat dell’elettrico”. Un riconoscimento, si sottolinea, a una battaglia “sposata fin da subito dal governo di Giorgia Meloni”.
Ancora più netta la posizione della Lega, che parla di “brusco risveglio a Bruxelles” e non risparmia critiche a von der Leyen per aver intrapreso solo ora, “dopo anni di politiche dannose per aziende e lavoratori”, una strada più ragionevole.
Un Approccio più Flessibile per Tutta la Politica Climatica
Il cambio di rotta non riguarda solo l’automotive, ma investe l’intera architettura della politica climatica europea. Di fronte a un Consiglio UE spaccato, con i Paesi nordici e mediterranei che spingono per mantenere alta l’ambizione e l’Est Europa che frena, la Commissione promette maggiore flessibilità anche sul percorso verso le emissioni zero nel 2050.
La proposta per il target intermedio al 2040 è un esempio calzante: si punta a un taglio del 90% delle emissioni, ma si introducono clausole che permettono di raggiungere fino al 3% di questo obiettivo tramite l’acquisto di crediti internazionali e si prevede che il target complessivo possa essere ricalibrato se compensato da riduzioni equivalenti fuori dai confini UE.
Il futuro della mobilità e della transizione verde in Europa è oggi meno dogmatico e più aperto a un mix di soluzioni. I prossimi incontri dei leader europei e dei ministri dell’Ambiente saranno cruciali per tradurre questi nuovi orientamenti in percentuali e regole concrete, definendo il volto di un continente che cerca un nuovo equilibrio tra ambizione climatica e sostenibilità economica.