Il fondo pensione di Mercedes-Benz ha ceduto l’intera quota detenuta in Nissan Motor, pari al 3,8% del capitale, per un valore complessivo di 47,83 miliardi di yen (circa 324 milioni di dollari). L’operazione, confermata da una fonte vicina al dossier, ha immediatamente avuto ripercussioni sui mercati: le azioni del costruttore giapponese hanno chiuso la giornata in calo di oltre il 6%, segnando la peggiore performance giornaliera dal luglio scorso.
Una vendita fuori da logiche strategiche
La decisione di Mercedes-Benz non è legata a scelte industriali ma a motivazioni finanziarie. La quota, trasferita nel 2016 all’interno degli asset previdenziali del gruppo tedesco, non era considerata di rilevanza strategica. Già lunedì un portavoce della casa di Stoccarda aveva definito l’operazione un atto di “pulizia di portafoglio”. Le azioni sono state collocate a 341,3 yen l’una, con uno sconto del 5,98% rispetto alla chiusura di Nissan di lunedì (363 yen). Secondo i documenti visionati da Reuters, l’offerta prevedeva un range di prezzo tra 337,5 e 341 yen.
La domanda, tuttavia, ha superato l’offerta disponibile: circa il 70% dei titoli è stato assegnato ai dieci principali investitori coinvolti nella transazione.
Le difficoltà di Nissan e la revisione dell’alleanza con Renault
La cessione da parte di Mercedes-Benz arriva in un momento complesso per Nissan. La società ha riportato una perdita di 535 milioni di dollari nel trimestre concluso a giugno, a causa del calo delle vendite nei mercati chiave di Stati Uniti e Cina e delle tensioni commerciali legate ai dazi. L’annuncio della vendita delle azioni ha accentuato lo scetticismo degli investitori sulla capacità dell’azienda di rilanciarsi.
Sul fronte delle alleanze, Nissan ha rivisto quest’anno i termini della partnership con Renault, principale azionista con una quota complessiva del 35,7% (di cui il 17,05% detenuto direttamente e il resto attraverso un trust). L’intesa prevede la possibilità di ridurre il livello minimo di partecipazione dal 15% al 10%, aprendo la strada a una graduale riduzione del legame azionario. Proprio Renault, a luglio, ha contabilizzato una svalutazione di 11 miliardi di dollari sulla propria quota in Nissan.
Secondo alcuni analisti, la casa francese tenderà progressivamente a ridurre la propria esposizione, anche se vincoli contrattuali ne limitano la possibilità di vendere sul mercato aperto. “In passato Nissan era interessata a ricomprare le azioni di Renault, ma oggi la scarsità di liquidità frena questa ipotesi”, ha spiegato Christopher Richter, analista di CLSA.
Il nuovo piano di rilancio e le prospettive
Alla guida del rilancio c’è il CEO Ivan Espinosa, subentrato ad aprile, che ha presentato un piano di ristrutturazione volto a riportare l’azienda in utile entro il 2027. Le misure prevedono il taglio della capacità produttiva globale da 3,5 a 2,5 milioni di veicoli e la riduzione del numero di stabilimenti da 17 a 10. A fine luglio, Espinosa aveva sottolineato che Nissan si trova ancora in una fase iniziale del percorso di risanamento, ma che i progressi sul fronte dei costi sono già visibili.
La crisi di Nissan ha radici lontane e si intreccia con le vicende giudiziarie dell’ex presidente Carlos Ghosn, architetto dell’alleanza con Renault, incriminato in Giappone per presunte irregolarità finanziarie che lui continua a negare. Da allora, i rapporti tra i due gruppi hanno perso solidità e il ridimensionamento progressivo delle partecipazioni azionarie sembra confermare un legame sempre meno vincolante.
Conclusioni
La mossa di Mercedes-Benz, seppur marginale dal punto di vista industriale, ha messo in evidenza le fragilità di Nissan in un momento cruciale per il suo rilancio. La perdita di fiducia degli investitori, l’indebolimento della partnership con Renault e le difficoltà operative sui mercati internazionali rappresentano sfide significative per la casa giapponese, che nei prossimi anni sarà chiamata a dimostrare la sostenibilità del suo piano di trasformazione.